La parola d'ordine dell'austerità è legata alle conclusioni che Berlinguer presenta il 16 gennaio del 1977 al convegno degli intellettuali del teatro Eliseo. La formula ha avuto una ricezione indipendente dalla formulazione originaria, assumendo nel senso comune il significato di una politica economica di rigore, di sacrifici. Nel discorso di Berlinguer, l'austerità ribadisce semmai la diversità ideologica dei comunisti nel momento in cui sono coinvolti nelle scelte di governo di una democrazia occidentale e propone un modello socio-economico fondato sul primato degli interessi collettivi, con una critica radicale all'uso delle risorse e alla diffusione dei consumi individuali nei paesi occidentali di contro alla diffusa povertà nel resto del mondo. Di fronte alla crisi iniziata nei primi anni '70 con la crisi petrolifera successiva all'innalzamento dei prezzi del petrolio deciso dai paesi Opec, che segnalava un nuovo rapporto di forza nel mondo tra i paesi dell'occidente industrializzato e il "sud globale" produttore di materie prime, il leader del Pci vede nell'austerità la leva per affermare un nuovo modello di sviluppo. Il discorso di Berlinguer, che pure tende a sottovalutare la dimensione spontanea di bisogni e consumi individuali, prefigura evidenti asimmetrie del capitalismo come gli squilibri di carattere ecologico e geopolitico su cui si sarebbe soffermato soprattutto negli anni ottanta. Ma la parola d'ordine si lega anche alla crisi economica italiana, nella quale si rispecchiano le evidenti fragilità con cui essa si era integrata nel ciclo di sviluppo postbellico, sia perché priva di risorse energetiche tradizionali e per questo colpita dall'aumento del costo delle materie prime, sia perché l'industria italiana si era specializzata proprio nei settori in cui è adesso più acuta la concorrenza su scala mondiale. Il richiamo ai sacrifici invoca una responsabilità comune dei "produttori" di fronte alla crisi. L'austerità cerca di riformulare profondamente il compromesso tra capitale e lavoro, fondato sulla contrattazione tra contenimento dei salari e riforma del welfare, che sarà messo radicalmente in questione di lì a breve dalle destre neoliberali in Gran Bretagna e negli Stati uniti. In Italia, è la recrudescenza del conflitto sociale a segnalare la crisi di questo compromesso. Lo sciopero dei metalmeccanici della Flm del 2 dicembre 1977 contesta lo scambio sacrifici-riforme, segnalando una divaricazione tra il Pci e il movimento operaio. La protesta operaia alla Fiat del settembre-ottobre 1980, supportata esplicitamente da Berlinguer e conclusasi dopo 35 giorni di occupazione con la sconfitta operaia, segna il ritorno del Pci a una strategia più conflittuale, in cui i temi dell'austerità non vengono meno ma sono riformulati al di fuori dell'ipotesi del "compromesso sociale".