Il nesso nazionale - internazionale è un elemento centrale della politica di Berlinguer. Notevole è la sua capacità di confrontarsi coi grandi problemi globali della nostra epoca - la pace, il modello di sviluppo, la questione ambientale, la rivoluzione tecnologica -, da cui appare evidente una dimensione di leader non solo nazionale ma europeo e, appunto, «globale». In linea con il "nuovo internazionalismo" che il Pci delinea fin dagli anni sessanta, la rete dei suoi rapporti internazionali non si limita ai paesi del "campo socialista" e ai partiti comunisti, ma comprende anche movimenti di liberazione, paesi di nuova indipendenza, "non allineati", forze socialdemocratiche. Uno degli obiettivi centrali di tale impegno è proprio il graduale superamento dell'assetto bipolare del mondo, delle dinamiche della guerra fredda e dei limiti alla sovranità dei singoli paesi che lo stesso assetto bipolare tende a imporre. Berlinguer mira, dunque, a un superamento della divisione del mondo in blocchi contrapposti e a un assetto delle relazioni internazionali fondato sulla distensione e la coesistenza pacifica tra paesi e sistemi sociali diversi, in un quadro tendenzialmente multipolare, che favorisca la cooperazione piuttosto che la conflittualità. In tale quadro avanza la proposta di un'Europa occidentale "né antisovietica né antiamericana". Il leader del Pci è pienamente consapevole della complessità del mondo contemporaneo e al tempo stesso della profonda unità che lo caratterizza: l'unificazione del mercato mondiale è letta da Berlinguer attraverso la categoria dell'interdipendenza. In tale quadro, obiettivo centrale è la eliminazione completa delle armi nucleari, attraverso un processo graduale di disarmo controllato. Su tutti questi temi, costante è la sua richiesta, avanzata anche in sede di Parlamento europeo, di una iniziativa autonoma e coraggiosa della Cee, e forte su questo è la sintonia con leader non allineati come lo jugoslavo Josip Broz Tito e con alcuni esponenti della socialdemocrazia europea come Willy Brandt e Olof Palme. Numerose, dunque, fin dagli anni giovanili - durante i quali Berlinguer ricopre anche l'incarico di presidente della Federazione mondiale della gioventù democratica - le sue missioni all'estero: in Unione sovietica e nei paesi dell'Est (per conferenze internazionali, occasioni solenni e colloqui, talvolta tesi, con Leonid Brenev e altri dirigenti dei partiti al potere), nelle capitali dell'Europa occidentale (dove tesse la tela dell'eurocomunismo con Santiago Carrillo e Georges Marchais), in Vietnam (dove nel 1966 incontra Ho Chi Minh), in Jugoslavia (dove discute con Josip Broz Tito in varie occasioni), in Africa (nel 1975 e nel 1981), in Cina (dove nel 1980 riallaccia i rapporti col Partito comunista cinese), in America latina (importante il viaggio del 1981, durante il quale incontra a Cuba Fidel Castro e interviene al Congresso nazionale del Partito comunista messicano), a Strasburgo (dove si reca come parlamentare europeo e incontra fra gli altri Willy Brandt e François Mitterrand).