L'attenzione rivolta da Berlinguer ai grandi problemi del nostro tempo - la pace, l'ambiente, la distribuzione delle risorse, le relazioni tra i generi, il rapporto capitale/lavoro e quello tra diverse aree del mondo - è un elemento precoce del suo discorso politico, fin dalla fine degli anni sessanta, accrescendosi ulteriormente nel decennio successivo, nel pieno della crisi energetica ed economica che segue la guerra del Kippur e pone al centro il tema del modello di sviluppo. In tale quadro, la citata riflessione sull'austerità costituisce un tentativo di risposta proprio alle questioni della insostenibilità del modello capitalistico e della necessità di un nuovo rapporto tra genere umano e natura. Contemporaneamente si consolida il rapporto con l'elaborazione e i movimenti delle donne. Ma è soprattutto dopo la fine della "solidarietà nazionale" che il segretario del Pci sposta il focus principale della sua iniziativa dal terreno politico più tradizionale - quello dei partiti e delle istituzioni parlamentari - al terreno della società e dei movimenti di massa, non solo ribadendo con forza il posizionamento del Pci al fianco della classe operaia nelle ristrutturazioni e nelle lotte conseguenti alla crisi del modello fordista, ma ampliando lo sguardo a tutta l'area del lavoro salariato e sfruttato e ai "nuovi soggetti" della politica, come appunto i movimenti delle donne, quelli dei giovani e soprattutto i grandi movimenti pacifisti che emergono nei primi anni ottanta. Berlinguer, quindi, schiera il Pci in prima fila nella lotta contro l'installazione degli "euromissili" che si sviluppa in Parlamento e nel Paese, da Firenze a Roma, da Comiso ad Assisi, dove Berlinguer nel 1983 conclude la marcia per la pace organizzata da Pci e Fgci dopo aver incontrato i frati francescani. Costante rimane infine l'attenzione di Berlinguer verso il tema dell'emancipazione e della liberazione femminile. Nel marzo 1984, intervenendo alla VII conferenza delle donne comuniste, esprime un convincimento netto e radicale: «La rivoluzione in occidente può esserci solo se ci sarà anche la rivoluzione femminile, e [ ] se non c'è la rivoluzione femminile, non ci sarà alcuna reale rivoluzione». Il segretario del Pci afferma che per le donne è «valido quello che si diceva, che diciamo per il proletariato: liberando sé stesse contribuiscono a liberare tutta l'umanità. E quindi anche i maschi». La carica emancipatrice delle lotte delle donne, dunque, ha per Berlinguer una valenza di carattere generale, che la colloca al fianco e sullo stesso piano della lotta di classe tradizionalmente intesa, quella per l'emancipazione economica e sociale.